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Un ulteriore, importante segnale della rapida affermazione del trentunenne Poma
è l'acquisto da parte del Re, nel 1905, di un suo dipinto inviato all'annuale
esposizione torinese della Promotrice delle Belle Arti ("Viale a Villa Borghese").
La notizia trova conferma sia nell'Album pubblicato al termine dell'Esposizione, sia
dal telegramma con cui Gazelli-Brucco, il Presidente della Commissione, gli chiedeva
di confermare l'assenso all'offerta ricevuta (Lire 1.200).
Al prestigio di una vendita reale si aggiungeva, l'anno successivo, la
partecipazione all'importante Mostra Nazionale di Belle Arti di Milano con cui
veniva celebrata l'inaugurazione del valico del Sempione. Alessandro Poma esponeva
nella sala del Gruppo del Lazio, di cui Sartorio era rappresentante ufficiale; il
dipinto presentato era intitolato "L'armento nel Lazio vetusto". Il rilievo nazionale
dell'Esposizione lascia immaginare che si dovesse trattare di un'opera di grande
impegno che non pare azzardato identificare nell'ampia tela riprodotta, con il
titolo "Il ritorno all'età aurea", da Egidio Maria Eleuteri che, nel 1980, per primo
cercò di ricostruire il profilo e il catalogo dell'artista biellese pubblicando un
elenco di oltre trecento opere.
Influenzato dal gusto di Sartorio, Il ritorno all'età aurea è un nobile
esempio dell'idealizzazione della campagna romana dove il mito di una terra
ancora in profonda comunione con la natura si accompagna alla dimensione infinita
e senza tempo del luogo; uno spazio silenzioso in cui la presenza eroica delle
rovine, memoria di civiltà, diviene "monito per una rinascita del presente" a cui
molti degli artisti romani guardavano.
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